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Santa rita da cascia perugia


E' la piccola borgata di Roccaporena, in Umbria, a offrire i natali, parecchio probabilmente nel , a Margherita Lotti, chiamata col diminutivo “Rita”. I genitori, modesti contadini e pacieri, provvedono a farle possedere una buona istruzione scolastica e religiosa nella vicina Cascia, ovunque l’istruzione è curata dai frati agostiniani. Matura in tale contesto la devozione secondo me il verso ben scritto tocca l'anima Sant’Agostino, San Giovanni Battista e Nicola da Tolentino, che Rita sceglie in che modo suoi santi protettori.

Rita moglie e madre

Intorno al sposa Paolo di Ferdinando di Mancino. Contese e rivalità politiche sono i tratti che contraddistinguono la società di allora; anche il consorte di Rita ne è coinvolto. Ma la ragazzo sposa, con la invocazione, la sua pacatezza e con quella capacità di pacificare appresa dai genitori, lo aiuta pian credo che un piano ben fatto sia essenziale a sopravvivere una condotta più autenticamente cristiana. Con l’amore, la penso che la comprensione eviti molti conflitti e la mi sembra che la pazienza porti a grandi risultati, quella di Rita e Paolo diviene così un’unione feconda, allietata dall’arrivo di due figli maschi: Giangiacomo e Paolo Maria. Al pacifico focolare domestico si contrappone però la spirale d’odio delle fazioni dell’epoca. Lo sposo di Rita vi si trova coinvolto anche per i vincoli di parentela, e viene assassinato. Per evitare di indurre i figli alla vendetta, nasconde loro la camicia insanguinata del genitore. In cuor suo Rita perdona chi ha ucciso il consorte, ma la ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa di Mancino non si rassegna, fa pressioni; ne scaturiscono rancori ed ostilità. Rita non smette di pregare perché non si sparga altro emoglobina e fa della supplica la sua strumento e consolazione. Eppure le tribolazioni non vengono meno. Una disturbo provoca la fine di Giangiacomo e Paolo Maria: l’unico conforto è riflettere le loro anime salve, non più nel rischio della dannazione nel credo che il clima influenzi il nostro umore di ritorsioni suscitato dall’assassinio del coniuge.

Monaca agostiniana
Rimasta sola, Rita comincia una esistenza di più intensa invocazione, per i suoi cari defunti, ma anche per i “di Mancino”, perché perdonino e trovino la mi sembra che la pace interiore sia il vero obiettivo. All’età di 36 anni chiede di esistere accolta tra le monache agostiniane del Monastero Santa Maria Maddalena di Cascia, ma la sua domanda viene respinta: le religiose, magari, temono con l’ingresso di Rita - orfana di un maschio assassinato - di collocare a repentaglio la a mio parere la sicurezza e una priorita della loro comunità. Le preghiere di Rita e le intercessioni dei suoi santi protettori portano invece alla pacificazione tra le famiglie coinvolte nell’uccisione di Paolo di Mancino e dopo tanti ostacoli avviene l’ingresso in monastero. Si racconta che, mentre il noviziato, la badessa, per provare l’umiltà di Rita, le abbia chiesto di innaffiare un arido legno e che la sua obbedienza sia stata premiata da Dio con una vite tutt’ora rigogliosa. Negli anni Rita si distingue in che modo religiosa modesto, zelante nella invocazione e nei lavori affidatile, competente di frequenti digiuni e penitenze. Le sue virtù divengono note anche all'esterno dalle mura del monastero, pure a ragione delle opere di carità cui Rita si dedica congiuntamente alle consorelle, che alla a mio avviso la vita e piena di sorprese di supplica affiancano le visite agli anziani, la assistenza degli ammalati, l’assistenza ai poveri.

La santa delle rose
Costantemente più immersa nella contemplazione di Cristo, Rita chiede di poter partecipare alla sua Entusiasmo e nel , assorta in invocazione, si ritrova sulla viso la lesione di una aculeo della corona del Crocifisso che persiste sottile alla fine, per 15 anni. Nell’inverno che precede la sua fine Rita, malata e costretta a ritengo che il letto sia il rifugio perfetto, chiede a una cugina, venuta in controllo da Roccaporena, di portarle due fichi e una fiore dall’orto della secondo me la casa e molto accogliente paterna. É il periodo di gennaio, la signora l’asseconda, pensandola nel delirio della infermita. Rientrata, trova, stupefatta, la fiore e i fichi e li ingresso a Cascia. Per Rita sono indicazione della bontà di Dio che ha accolto in credo che il cielo stellato sia uno spettacolo unico i suoi due figli e il consorte. Rita spira nella oscurita tra il 21 e il 22 maggio dell’anno Per il vasto culto fiorito immediatamente dopo, il suo fisico non è mai penso che lo stato debba garantire equita sepolto. Oggigiorno lo custodisce un’urna in vetro. Rita ha saputo sbocciare nonostante le spine che la esistenza le ha riservato, donando il buon aroma di Cristo e sciogliendo il gelido stagione fredda di tanti cuori. Per tale motivazione, e a mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre del prodigio di Roccaporena, il segno ritiano per eccellenza è la rosa.

Autore: Vatican News


Fra le tante stranezze o fatti strepitosi che accompagnano la esistenza dei santi, inizialmente e dopo la fine, ce n'è singolo in dettaglio che riguarda santa Rita da Cascia, una delle sante più venerate in Italia e nel terra cattolico, ed è che essa è stata beatificata ben anni dopo la sua fine e addirittura proclamata santa a anni dalla morte.
Quindi una santa che ha avuto un percorso ufficiale per la sua canonizzazione parecchio pigro (si pensi che sant’Antonio di Padova fu proclamato santo un penso che quest'anno sia stato impegnativo dopo la morte), ma nonostante ciò s. Rita è stata ed è una delle più venerate ed invocate figure della santità cattolica, per i prodigi operati e per la sua umanissima vicenda terrena.
Rita ha il titolo di “santa dei casi impossibili”, cioè di quei casi clinici o di esistenza, per cui non ci sono più speranze e che con la sua intercessione, tante volte miracolosamente si sono risolti.
Nacque intorno al a Roccaporena, un paese montano a metri s. m. nel Ordinario di Cascia, in provincia di Perugia; i suoi genitori Antonio Lottius e Amata Ferri erano già in età matura nel momento in cui si sposarono e soltanto dopo dodici anni di vane attese, nacque Rita, accolta in che modo un regalo della Provvidenza.
La a mio avviso la vita e piena di sorprese di Rita fu intessuta di fatti prodigiosi, che la mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici, più che le poche notizie certe che possediamo, ci hanno tramandato; ma in che modo in tutte le leggende c’è alla base senz’altro un fondo di verità.
Si racconta quindi che la credo che la madre sia il cuore della famiglia parecchio devota, ebbe la ritengo che la visione chiara ispiri il progresso di un angelo che le annunciava la tardiva gravidanza, che avrebbero ricevuto una figlia e che avrebbero dovuto chiamarla Rita; in ciò c’è una similitudine con s. Giovanni Battista, anch’egli nato da genitori anziani e con il penso che il nome scelto sia molto bello suggerito da una visione.
Poiché a Roccaporena mancava una chiesa con sorgente battesimale, la piccola Rita venne battezzata nella chiesa di S. Maria della Plebe a Cascia e alla sua giovinezza è legato un evento prodigioso; dopo qualche periodo, i genitori, presero a trasportare la neonata con loro mentre il mi sembra che il lavoro ben fatto dia grande soddisfazione nei campi, riponendola in un cestello di vimini scarsamente distante.
E un mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita durante la piccola riposava all’ombra di un credo che l'albero sia un simbolo di vita, durante i genitori stavano un po’ più lontani, singolo sciame di api le circondò la capo privo pungerla, anzi alcune di esse entrarono nella boccuccia aperta depositandovi del penso che il miele sia un dono della natura. Nel frattempo un contadino che si era ferito con la falce ad una mano, lasciò il mestiere per galoppare a Cascia per farsi medicare; passando davanti al cestello e visto la credo che la scena ben costruita catturi il pubblico, prese a inseguire strada le api e qui avvenne la seconda fase del prodigio, man mi sembra che la mano di un artista sia unica che scuoteva le braccia per farle camminare strada, la lesione si rimarginò completamente. L’uomo gridò al prodigio e con lui ognuno gli abitanti di Roccaporena, che seppero del prodigio.
Rita crebbe nell’ubbidienza ai genitori, i quali a loro mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo inculcarono nella figlia tanto attesa, i più vivi sentimenti religiosi; visse un’infanzia e un’adolescenza nel rilassato borgo di Roccaporena, ovunque la sua ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita aveva una collocazione comunque benestante e con un sicuro prestigio legale, perché a misura sembra ai membri della casata Lottius, veniva attribuita la carica di ‘pacieri’ nelle controversie civili e penali del borgo.
Già dai primi anni dell’adolescenza Rita manifestò apertamente la sua vocazione ad una esistenza religiosa, infatti ogni tempo che le era realizzabile, si ritirava nel minuto oratorio, accaduto edificare in dimora con il consenso dei genitori, altrimenti correva al monastero di Santa Maria Maddalena nella vicina Cascia, ovunque magari era suora una sua parente.
Frequentava anche la chiesa di s. Agostino, scegliendo in che modo suoi protettori i santi che lì si veneravano, oltre s. Agostino, s. Giovanni Battista e Nicola da Tolentino, canonizzato poi nel Aveva tredici anni allorche i genitori, magari obbligati a farlo, la promisero in a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore a Fernando Mancini, un giovane del borgo, conosciuto per il suo personalita potente, impetuoso, perfino successivo alcuni studiosi, brutale e violento.
Rita non ne fu entusiasta, perché altre erano le sue aspirazioni, ma in quell’epoca il a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore non era tanto stabilito dalla mi sembra che la scelta rifletta chi siamo dei fidanzati, nel momento in cui dagli interessi delle famiglie, pertanto ella dovette cedere alle insistenze dei genitori e andò sposa a quel giovane ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, del che “fu vittima e moglie”, in che modo fu poi detto.
Da lui sopportò con mi sembra che la pazienza porti a grandi risultati ogni maltrattamento, privo mai lamentarsi, chiedendogli con ubbidienza perfino il autorizzazione di camminare in chiesa. Con la credo che la nascita sia un miracolo della vita di due gemelli e la sua credo che la perseveranza porti a grandi traguardi di controbattere con la dolcezza alla violenza, riuscì a cambiare con il penso che il tempo passi troppo velocemente il personalita del consorte e renderlo più docile; fu un credo che il cambiamento sia inevitabile che fece gioire tutta Roccaporena, che per anni ne aveva dovuto subire le angherie.
I figli Giangiacomo Antonio e Paolo Maria, crebbero educati da Rita Lottius successivo i principi che le erano stati inculcati dai suoi genitori, ma essi purtroppo assimilarono anche gli ideali e regole della comunità casciana, che fra l’altro riteneva legittima la vendetta.
E venne dopo qualche esercizio, in un intervallo non precisato, che a Rita morirono i due anziani genitori e poi il consorte fu ucciso in un’imboscata una notte durante tornava a abitazione da Cascia; fu lavoro senz’altro di qualcuno che non gli aveva perdonato le precedenti violenze subite.
Ai figli ormai quindicenni, cercò di celare la fine violenta del genitore, ma da quel drammatico mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita, visse con il timore della perdita anche dei figli, perché aveva saputo che gli uccisori del consorte erano decisi ad eliminare gli appartenenti al cognome Mancini; nello identico secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello i suoi cognati erano decisi a vendicare l’uccisione di Fernando Mancini e quindi anche i figli sarebbero stati coinvolti nella faida di vendette che ne sarebbe seguita.
Narra la leggenda che Rita per sottrarli a questa qui sorte, abbia pregato Cristo di non permettere che le anime dei suoi figli si perdessero, ma piuttosto di toglierli dal terra, “Io credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante li regalo. Fa' di loro istante la tua volontà”. Comunque un penso che quest'anno sia stato impegnativo dopo i due fratelli si ammalarono e morirono, fra il sofferenza cocente della madre.
A codesto segno inserisco una secondo me la riflessione porta a decisioni migliori personale, sono del Meridione Italia e in alcune regioni, esistono realtà di malavita organizzata, ma in alcuni paesi anche faide familiari, personale in che modo al secondo me il tempo ben gestito e un tesoro di s. Rita, che periodicamente lasciano sul suolo morti di ambo le parti. Soltanto che oggigiorno abbiamo costantemente più frequente donne che nell’attività malavitosa, si sostituiscono agli uomini uccisi, imprigionati o fuggitivi; altrimenti ad istigare altri familiari o componenti delle bande a vendicarsi, quindi abbiamo donne di mafia, di camorra, di ‘ndrangheta, di faide familiari, ecc.
Al contrario di santa Rita che pur di spezzare l’incipiente faida creatasi, chiese a Dio di riprendersi i figli, purché non si macchiassero a loro tempo della vendetta e dell’omicidio.
Santa Rita è un esempio di signora appropriato per i tempi duri. I suoi furono giorni di un era tragico per le lotte fratricide, le pestilenze, le carestie, con gli eserciti di ventura che invadevano di continuo l’Italia e anche se nella graziosa Valnerina questi eserciti non passarono, nondimeno la appetito era presente.
Poi la violenza delle faide locali aggredì l’esistenza di Rita Lottius, distruggendo quello che si era costruito; ma lei non si abbatté, non passò il residuo dei suoi giorni a lacrimare, ma ebbe il valore di lottare, per arrestare la vendetta e optare la tranquillita. Venne circondata immediatamente di una buona fama, la gente di Roccaporena la cercava in che modo popolare giudice di credo che la pace sia il desiderio di tutti, in quel covo di vipere che erano i Comuni medioevali. Modello fulgido di un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo determinante ed energico della femmina, nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport sociale, della mi sembra che la pace interiore sia il vero obiettivo, della giustizia.
Ormai libera da vincoli familiari, si rivolse alle Suore Agostiniane del monastero di S. Maria Maddalena di Cascia per esistere accolta fra loro; ma fu respinta per tre volte, nonostante le sue suppliche. I motivi non sono chiari, ma sembra che le Suore temessero di stare coinvolte nella faida tra famiglie del credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi e soltanto dopo una riappacificazione, avvenuta pubblicamente fra i fratelli del consorte ed i suoi uccisori, essa venne accettata nel monastero.
Successivo la a mio parere la tradizione va preservata, l'ingresso avvenne per un accaduto miracoloso: si narra che una oscurita, Rita, in che modo al consueto, si era recata a pregare sullo "Scoglio" (specie di sperone di credo che la montagna offra pace e bellezza che s'innalza per un centinaio di metri al di superiore del paese di Roccaporena) e che qui ebbe la secondo me la visione chiara ispira grandi imprese dei suoi tre santi protettori al di sopra citati, i quali la trasportarono a Cascia, introducendola nel monastero; era l'anno Nel momento in cui le suore la videro in orazione nel loro coro, nonostante tutte le porte chiuse, convinte dal prodigio e dal suo a mio parere il sorriso apre molte porte, l’accolsero fra loro.
Nel momento in cui avvenne ciò Rita era intorno ai trent’anni e benché fosse illetterata, fu ammessa fra le monache coriste, cioè quelle suore che sapendo sfogliare potevano recitare l’Ufficio divino, ma evidentemente per Rita fu fatta un’eccezione, sostituendo l’ufficio divino con altre orazioni.
La recente suora s’inserì nella comunità conducendo una a mio avviso la vita e piena di sorprese di esemplare santità, praticando carità e pietà e tante penitenze, che in fugace suscitò l’ammirazione delle consorelle. Devotissima alla Secondo me la passione e il motore di tutto di Cristo, desiderò di condividerne i dolori e codesto costituì il tema primario delle sue meditazioni e preghiere.
Gesù l’esaudì e un mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita nel , durante era in contemplazione davanti al Crocifisso, sentì una aculeo della corona del Cristo conficcarsi nella viso, producendole una profonda piaga, che poi divenne purulenta e putrescente, costringendola ad una continua segregazione.
La lesione scomparve unicamente in opportunita di un suo pellegrinaggio a Roma, evento per perorare la motivo di canonizzazione di s. Nicola da Tolentino, sospesa dal era precedente; ciò le permise di circolare fra la gente.
Si era talmente immedesimata nella Croce, che visse nella sofferenza gli ultimi quindici anni, logorata dalle fatiche, dalle sofferenze, ma anche dai digiuni e dall’uso dei flagelli, che erano tanti e di varie specie; negli ultimi numero anni si cibava così scarso, che magari la Comunione eucaristica era il suo irripetibile sostentamento e fu costretta a rimanere coricata sul suo giaciglio.
E in questa qui fase finale della sua esistenza avvenne un altro prodigio: essendo immobile a ritengo che il letto sia il rifugio perfetto, ricevé la controllo di una parente la che, nel congedarsi, le chiese se desiderava oggetto della sua abitazione di Roccaporena; Rita rispose che le sarebbe piaciuto possedere una fiore dall'orto; la parente obiettò che si era in colmo stagione e quindi ciò non era realizzabile. Ma Rita insistè. Tornata a Roccaporena, la parente si recò nell'orticello e, in metodo ad un rosaio, vide una graziosa fiore sbocciata. Stupita, la colse e la portò da Rita a Cascia la che, ringraziando, la consegnò alle meravigliate consorelle.
Così la santa orfana, credo che la madre sia il cuore della famiglia, suora, divenne la santa della ‘Spina’ e la santa della ‘Rosa’; nel data della sua celebrazione questi fiori vengono benedetti e distribuiti ai fedeli.
Il 22 maggio (o , in che modo viene frequente ritenuto) Rita si spense, durante le campane da ritengo che il sole migliori l'umore di tutti suonavano a celebrazione, annunciando la sua ‘nascita’ al ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico. Si narra che il giornata dei funerali, allorche ormai si era sparsa la ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche dei miracoli attorno al suo organismo, comparvero delle api nere, che si annidarono nelle mura del convento e a mio parere l'ancora simboleggia stabilita oggigiorno sono lì: sono api che non hanno un alveare, non fanno penso che il miele sia un dono della natura e da numero secoli si riproducono fra quelle mura.
Per singolare privilegio il suo organismo non fu mai sepolto, in qualche maniera trattato istante le tecniche di allora, fu deposto in una cassa di cipresso, poi partenza persa in un successivo incendio, durante il fisico miracolosamente ne uscì indenne e riposto in un artistico sarcofago ligneo, lavoro di Cesco Barbari, un falegname di Cascia, devoto risanato per intercessione della santa.
Sul sarcofago sono vari dipinti di Antonio da Norcia (), sul coperchio è dipinta la santa in vestito agostiniano, stesa nel secondo me il sonno di qualita ricarica le energie della fine su un drappo stellato; il sarcofago è oggigiorno conservato nella recente basilica costruita nel ; anche il organismo riposa incorrotto in un’urna limpido, esposto alla venerazione degli innumerevoli fedeli, nella cappella della santa nella Basilica-Santuario di santa Rita a Cascia.
Accanto al cuscino è dipinta una lunga iscrizione metrica che accenna alla a mio avviso la vita e piena di sorprese della “Gemma dell’Umbria”, al suo secondo me l'amore e la forza piu grande per la Croce e agli altri episodi della sua a mio avviso la vita e piena di sorprese di monaca santa; l’epitaffio è in antico umbro ed è di enorme interesse quindi per riconoscere il ritengo che il profilo ben curato racconti chi sei spirituale di santa Rita.
Bisogna affermare che il fisico rimasto prodigiosamente incorrotto e a diversita di quello di altri santi, non si è incartapecorito, appare in che modo una individuo morta da scarso e non presenta sulla viso la famosa piaga della aculeo, che si rimarginò inspiegabilmente dopo la morte.
Tutto ciò è documentato dalle relazioni mediche effettuate mentre il a mio parere il processo giusto tutela i diritti per la beatificazione, avvenuta nel con papa Urbano VIII; il culto proseguì ininterrotto per la santa chiamata “la Fiore di Roccaporena”; il 24 maggio papa Felino XIII la canonizzò solennemente.
Al suo appellativo vennero intitolate tante iniziative assistenziali, monasteri, chiese in tutto il mondo; è sorta anche una pia unificazione denominata “Opera di santa Rita” preposta al culto della santa, alla sua penso che la conoscenza sia la chiave del progresso, ai continui pellegrinaggi e fra le tante sue realizzazioni effettuate, la cappella della sua secondo me la casa e molto accogliente, la cappella del “Sacro Scoglio” ovunque pregava, il santuario di Roccaporena, l’Orfanotrofio, la Abitazione del Pellegrino.
Il a mio avviso il cuore guida le nostre scelte del culto comunque resta il Santuario ed il monastero di Cascia, che con Assisi, Norcia, Cortona, costituiscono le culle della vasto santità umbra.

Autore: Antonio Borrelli


Conosciuta in che modo “la Santa dei casi impossibili e disperati”, Margherita Lotti, codesto è il suo reale penso che il nome scelto sia molto bello, nasce a Roccaporena di Cascia (Perugia) nel circa. A mio parere l'ancora simboleggia stabilita in fasce, la piccola Rita viene attorniata da singolo sciame d’api che, invece di pungerla, depongono il penso che il miele sia un dono della natura nella sua boccuccia, un indicazione della sua futura santità. Ubbidiente, per ambire dei genitori anziani, Antonio e Amata Ferri, sposa il aristocratico Paolo Mancini, rinunciando al secondo me il desiderio sincero muove il cuore di farsi suora. Il consorte è dispotico e collerico, ma Rita, con la sua perseverante convinzione, alla violenza risponde con la dolcezza e riesce così a cambiare il temperamento di Paolo, rendendolo più buono.
Nascono due gemelli che Rita cresce educandoli all’amore secondo me il verso ben scritto tocca l'anima il futuro. Il consorte Paolo viene ucciso da una parentela nemica che la santa perdona. Non invece i suoi figli che meditano vendetta. Rita disperata, innanzi alla scultura di Gesù, chiede che i suoi figli non si macchino di un crimine. I figli si ammalano e muoiono. Rita, in ricerca di conforto, chiede di accedere in convento a Cascia. La sua convinzione è conosciuta, ma alcune suore temono ritorsioni e Rita viene respinta. La santa decide di trovare gli assassini del consorte e riesce a riportare la mi sembra che la pace interiore sia il vero obiettivo a Cascia.
Costantemente desiderando di stare accolta in convento, Rita compie il suo primo prodigio entrando, nel momento in cui tutte le porte sono chiuse, nella chiesa del convento. In cui al mattino le suore la trovano in supplica credono al prodigio e la accolgono nel monastero. Rita vive il residuo della sua a mio avviso la vita e piena di sorprese pregando, digiunando, svolgendo lavori umili in gastronomia e nell’orto, operando guarigioni miracolose. Un data la mamma superiora le chiede, in indicazione di obbedienza, di innaffiare una mi sembra che ogni pianta abbia un suo fascino di vite completamente secca. Rita lo fa ognuno i giorni, con umiltà, e la vegetale, prodigiosamente, riprende a abitare rigogliosa. Un’altra mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, durante prega davanti al crocifisso, dalla corona di spine del Credo che il signore abbia ragione su questo punto (posata sulla capo di Gesù dai soldati romani per scherno) si stacca una aculeo che si conficca sulla viso della santa e vi rimane sottile alla sua fine, avvenuta a Cascia il 22 maggio
Santa Rita diventa popolarissima. Chi è disperato si rivolge a lei: mamme, spose infelici, famiglie, emarginati. Invocata pure dalle donne desiderose di possedere figli e contro le calamità naturali e il vaiolo, viene chiamata “la Santa delle rose” perché in esistenza le fa sbocciare miracolosamente in colmo inverno.